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mercoledì 6 marzo 2013

NE HO AMMAZZATE DUE". LA FOLLIA DEL KILLER ALLA REGIONE UMBRIA


PERUGIA - Uccise sul posto di lavoro, negli uffici della Regione Umbria, per una pratica sulla quale non avevano alcun potere di decidere, quella per l'accreditamento di Progetto moda, azienda specializzata nella formazione professionale: sono morte così oggi a Perugia Margherita Peccati, ormai prossima alla pensione, e Daniela Crispolti, assunta con contratto a termine. Uccise da Andrea Zampi, piccolo imprenditore impegnato con la famiglia nella ditta e che si è suicidato subito dopo il duplice omicidio.
Andrea Zampi, il killer di Perugia (Fotogramma)La polizia sembra non avere dubbi. Il movente della tragedia maturata in un grande palazzo a ridosso della stazione perugina è legato proprio alle pratiche per l'accreditamento dell'azienda da parte della Regione. Adempimento necessario per poi accedere ai fondi per formazione professionale messi a disposizione dalle Province. Una pratica che non era stata comunque bloccata. L'accreditamento era stato infatti revocato a Progetto moda tra il 2009 e il 2010 per poi essere di nuovo concesso alla fine del 2011.
Ora erano in corso le verifiche per il mantenimento dello status e l'azienda, come tutte le altre, sarebbe stata sottoposta a una verifica in loco. «Mi mancavano tre cartellini, libretto di fumo, macchine in movimento, per una cavolata mi hanno tolto un accreditamento e di conseguenza i 160 mila euro di finanziamento approvato» aveva detto a dicembre Zampi in una intervista agli studenti della scuola di giornalismo Rai di Perugia. «Sono finito» aveva aggiunto. Eppure tra l'azienda e la Regione non c' era alcuna pendenza, come sottolinea Franco Arcuti, portavoce della presidente umbra Catiuscia Marini. «Il servizio cui appartenevano le nostre due povere vittime - spiega - si occupa esclusivamente dell'accreditamento a svolgere attività di formazione da parte delle ditte che ne fanno richiesta. Dunque non è assolutamente stato negato qualcosa, che non poteva essere negato perchè non ci competeva».
Dall'indagine condotta dalla digos della questura di Perugia emerge però che l'uomo avesse premeditato il duplice omicidio-suicidio. In casa sono stati infatti trovati diversi messaggi indirizzati ai genitori. «Farneticanti» li ha definiti qualcuno. Un testamento, con il quale chiedeva di essere cremato, e fogli con preghiere. Come quello lasciato sulla scrivania delle due impiegate prima di sparare.

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